Ritrascrizioni dell'insegnamento di Meneo sulla Geometria della GeDiQuREUSI, capitolo I, 1972 del "Viaggio dell'ermenauta".
Vedi altro in Imprinting e Aut.Trib.17139 . Altri prodotti sott'olio . [dalla registrazione calcarea contrassegnata G.D.Q.R.E.U.S.I. b/1] ... Meneo (assiomatico) : Ogni segno è una ‘attualizzazione’. Una linea, una spezzata, una chiusa regolare o irregolare qualsivogliano, eccetera, sono attualizzazioni in una guisa geometrica. Necessità di ogni attualizzazione è il sostegno. Noi chiameremo ‘piano’ ogni sostegno che soddisfi tale sua necessità. L’introduzione di una qualsivoglia unità genera il molteplice. Ogni piano seziona un continuo spaziale in due parti. Le superfici a contatto con una parte o con l’altra di questo continuo così diviso, si dicono ‘facce’ del piano. Un piano in uno spazio lo divide in due. Un piano in uno spazio si divide in due. Un piano in uno spazio lo distingue in due. Un piano in uno spazio si distingue in due. Un piano in uno spazio lo descrive in due. Un piano in uno spazio si descrive in due. Ogni piano è dunque due facce + due spazi distinti descrivibili. Ogni attualizzazione è tale rispetto e di contro all’inattuale e al possibile, dal quale essa trae occasione di finitezza. Così, per ogni attualizzazione (e per il piano come attualizzazione primigenia) si avranno sempre, sulla faccia del piano a lei opposta, le possibilità inattualizzate e gli estremi di occasione proprie ad ogni determinata attualizzazione. Indicheremo con ‘alfa’ la faccia dell’attuale e con ‘gamma’ la faccia dell’inattuale di un medesimo piano. Di conseguenza i due spazi a contatto con una faccia o con l’altra che il piano divide prenderanno i rispettivi nomi di ‘luogo alfa’ e ‘luogo gamma. (sia ad esempio ABCD questo stesso foglio tale che α ne rappresenti la faccia su cui è attualizzata questa stesse proposizione; tutto ciò che [su questa pagina-faccia] poteva esserci e non c’è, ricade sulla sua faccia γ e s’affaccia sul luogo γ) ... . Io – Non capisco. Ma tu dimmi, Meneo - se posso -, quando tu parli di ‘attualizzazione’, mantenere viva l’immagine di un segmento reale. . Meneo – Certamente – puoi. Ma non trascinarti appresso quanto del segmento è stato detto in altre geometrie. Prepara il tuo concetto a subire violenze inaspettate, a repentini salti, a funambolismi e metamorfosi. (I detrattori chiamano questa geometria (...), disturbati dei legami che stabilisce fuori dalla [sua] sfera) . Io - Ancora, dimmi. Cosa intendi dicendo che ogni attualizzazione è tale rispetto all’inattuale o al possibile? . Meneo - Un segmento è ciò che è di contro a tutto ciò che poteva essere e non è stato, da quando lo si è tracciato come tale invece delle infinite altre cose che alla mano e al piano potevano essere possibili un momento prima. Quindi un segmento, e quel segmento, è ciò che è per non essere stato tutte le altre cose nelle quali poteva risolversi e non è stato. Esso è dunque per differenza e negazione di ogni termine della schiera delle sue possibilità. E in questo suo essere negazione si capovolge in affermazione relegando le altre cose, che pur poteva essere, nel limbo del suo possibile. Non che lui possegga per proprio conto queste possibilità e ne possa disporre a piacimento - sebbene questa è proprio, come vedremo, la sua illusione, che egli fonda su un giuoco di parole - , ma queste possibilità gli sono proprie, come possiamo dire essere proprie alla parola le possibilità della lingua, e improprie alla parola le possibilità grafiche. Le possibilità di un segmento tracciato su di un piano sono dunque racchiuse tutte nella concomitanza di determinazioni che hanno uno stesso verso; di un qualsivoglia piano, di una qualcosa che scorrendo lascia una traccia, e di un qualcuno o qualcosa che ha una qualche intenzione di svolgere le possibilità tutte racchiuse nelle prime due occorrenze. Gli ‘estremi di occasione’ segnano invece quelle soglie che fanno di una ‘attualizzazione’ in genere, o se preferisci: di un segmento generico, una determinata attualizzazione o un determinato segmento o segno. Ogni attualizzazione è sempre, infatti, una particolare attualizzazione. E tale particolarità è tutta racchiusa tra questi suoi estremi o soglie. Questi sono ciò che occorre per fare di una attualizzazione in astratto una reale attualizzazione. Oltrepassare questi estremi comporta, per una attualizzazione particolare, trasformarsi in un’altra particolare attualizzazione; anche quando quest’ultima si trova a mantenere un suo estremo in comune con la precedente. Considera il più semplice segmento, cioè la retta. Questa è la linea più breve tra due punti, detti proprio estremi di quella retta. Generalizzando e traducendo, diciamo che l’attualizzazione è il rapporto che riempie il piano tra due estremi di occasione nei quali è concentrata ogni particolarità e peculiarità di quella e quella sola attualizzazione ... proprio come tutta l’anima di un cane risiede tra il suo naso e la sua coda. Questi estremi sono le soglie oltre le quali si estendono [quelle] possibilità inattualizzate [che] risiedono nella faccia opposta ad alfa [faccia], cioè in [faccia] gamma. L’attualizzazione con le proprie inattualità, sebbene giacciano su facce opposte dello stesso piano, hanno in comune gli stessi estremi. Infatti, essendo complementari di una stessa e serrata realtà [superficie], la loro complementarietà è segnata da questi estremi, e da essi resa possibile. La distinzione tra una attualizzazione e l’altra in nessun caso - e neppure per ciò che (finora hai potuto) pensare di un segmento di retta – è una distinzione che può determinarsi con misurazioni metriche o a queste analoghe. Essa può determinarsi solo in relazione alla specifica disposizione dei suoi estremi di occasione nell’universo delle sue possibilità. Anche se tu prendessi un segmento di misura invariante per unire pure uno solo dei suoi estremi con altri possibili, al variare di ogni estremo esso si trasformerà di volta in volta in altro da ciò che era in precedenza; e spesso l’uno non ha nulla a che vedere con l’altro. Infatti, in questo variare l’estremo il segmento entra continuamente in altre soglie, attualizzando così altri tratti del flusso delle sue possibilità ... entra cioè in altre concatenazioni con la griglia composta dai suoi possibili nell’altra faccia del piano che gli è concesso, su cui giace. Ti posso però dire che due attualizzazioni sono uguali quando, avendo in comune lo stesso insieme di possibilità, avendo uguale estensione hanno in comune anche gli stessi estremi (e cadono sotto il dominio della medesima generatrice) ... e un altro fattore di cui in seguito ti parlerò. Due attualizzazioni sono invece simili, quando, pur avendo in comune una di queste cose, differiscono per le altre o anche per una sola. . Io – E' consentito immaginare il comportamento geometrico di queste attualizzazioni uguali o simili come qualcosa di analogo a ciò che nel linguaggio avviene con l'uso di morfemi quali cane e cane, e canne, o comma e gomma, o dai, lai, mai, sai e sei o sei ...? . Meneo - ... ma non rompermi...! |
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INTERLUDIO [dalla registrazione calcarea contrassegnata G.D.Q.R.E.U.S.I. b/13]
... Le prime carte o mappe ermenautiche risalgono alla seconda metà del secolo XIX, e sono giunte fino a noi nonostante le alterne vicende che misero in serio pericolo quegli iniziali quanto geniali sforzi teorici e pratici. In particolare la prima mappa ottenuta per incursioni scientifiche risale al 1848. Ne seguirono altre che apportarono integrazioni sostanziali arricchendola, non di mille vie (1), bensì di tattiche di pilotaggio per impedire le deviazioni rovinose dalla rotta prescelta. La chiarezza e nitidezza d’impostazione di questi primi tracciati ermenautici sono l’indicazione sicura per riconoscere queste carte tra tutte quelle oramai accatastate sulle bancarelle che, sempre più frequentemente, compaiono ad ogni crocevia quali sirene bottegaie. Queste prime carte sono difatti il frutto di lunghi viaggi intrapresi tra le popolazioni di ‘classi’ quando ancora erano allo stato originario, senza i veli dell’ipocrisia morale, e le cui posizioni sul geografale, gli usi e i costumi, furono rilevate da quello storico Osservatorio denominato ‘punto improprio’ (prudentemente demolito a spese dello Stato). (2) Da questo Osservatorio fu possibile individuare una particolarissima “classe di famiglie” osservandone le invarianti rispetto a tutte le altre ‘classi’, quindi assumendola come ‘classe originale’ e misura. La singolarità di questa ‘classe’ (tuttora esistente, nonostante il parere discorde dell’antropologia non-ermenautica) è dovuta alle condizioni particolari del geografale; condizioni che continuano a porre questa ‘classe’ come negazione di tutte le altre ‘classi’ [e di sé stessa], siano pure dominanti sul geografale. In tal modo questa classe si trova ad essere emancipata da tutte le altre classi e dal geografale stesso; e in questo impersona l’emancipazione di tutte le classi del geografale dalla rete dei sistemi di Marca (3). Altra particolarità esclusiva di questa classe è di non dipendere dalla Generatrice, quindi di non avere una Marca; invece ha un suo proprio valore differenziale, epperò (contrariamente a tutte le altre) variabile in un modo che qualsiasi operazione che si volesse condurre tra questo suo variabile e le costanti delle altre classi ottiene, come risultato costante, una variabile superiore ma di segno opposto alla somma delle Costanti di Marca (KM) esistenti (dal 1848 a oggi) nell’Universo Ermenautico. (4) Fu così che l’individuazione dei caratteri di questa particolare ‘classe’ consentì non solo di misurare le KM delle altre classi, ma diede la possibilità di individuare, in modo lampante e incontrovertibile, la nota legge della Repellenza, che presiede a tutti i fenomeni e i movimenti riguardanti i sistemi e le classi delle attualizzazioni (ne tratteremo nel prossimo paragrafo). In generale bisogna dire che l’individuazione di questa ‘classe originale’ favorì la fondazione dello studio e della descrizione scientifica del Geografale e dell’Universo Ermenautico. Ma tale studio dovette subire, e subisce tuttora, l’ingiuria di squallidi avventurieri e impiegatuzzi di poppa che si accontentano di navigare in pozzanghere fangose gridando a tutta gola: “Gloria all’Oceano e a noi: navigatori eroi per tanto ardire”. (5) Commenti fuori campo alla registrazione G.D.Q.R.E.U.S.I. b/13 (1) . L’odierna partizione geografica della geometria gediqureutica, con la conseguente proliferazione di mappe nazionali (come possiamo trovarle negli empori a disposizione dei naviganti di piccolo e piccolissimo cabotaggio), segnò la liquidazione [sul mercato] di quella visione inaugurata con la [dalla] mappa 1848. (2) . Riguardo lo studio specifico del sistema ancora egemone sul Geografale, possediamo un’analisi cartografica raccolta nei Quattro Libri (incompiuti). Da questo studio – facilmente attribuibile ad uno degli autori della mappa 1848 – dipendono al momento i risultati di tutte le intraprese attuali e future. (Dei medesimi autori è anche necessario consultare il loro particolare lavoro sulla Marca Germanica). (3) . Che non vi abbia ad ingannare l’apparente semplicità della mappa 1848. Essa è il frutto più alto di un periodo storico che poneva con estrema chiarezza il disegno generale delle cose, avendo introdotto una configurazione chiave sull’avvicendamento dei sistemi di attualizzazione. A volte sospetto che solo in particolari e felici condizioni geografiche la conoscenza viene spinta con forza a livelli altissimi, aiutata e costretta dalle forze materiali che agiscono nel geografale a rompere i veli che la marca egemone estende sui sistemi ermenautici. Forze originali scendono in campo a dissolvere i sistemi decaduti che con caparbietà e a oltranza si difendono. In questi momenti si raccolgono le fila, si fanno consuntivi lucidi sui corpi morti, tra le sfaldature geologiche e i tunnel eolici di quanto prima era granitico. (4) . Questo medesimo risultato si ottiene anche per tempi storici e piani geografali più limitati. (5) . Sviluppi successivi (o inviluppi) travolsero le dritte rotte tracciate con mano sapiente. In particolare due eventi, che ebbero luogo nella prima metà del nostro secolo [il XXmo] vengono interpretati dalla geometria gediqureutica come effetti della caduta tendenziale, tracollo e restauro, del sistema ancora egemone sul geografale. In particolare il secondo evento si deve distinguere dal primo perché mentre quello si risolse [per la nostra geometria] in una sconfitta pratica ma in una vittoria teorica, il secondo fu allo stesso tempo sconfitta pratica e teorica dell’ermenautica. Gli effetti di questa duplice sconfitta ridussero le file degli ermenauti a sparuto gruppo. Oggi, le stesse ‘mappe ermenautiche’ (per ammissione di uno dei più prestigiosi cartografi del nostro secolo) vengono ridotte a delle icone inoffensive. |
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Lillo Romeo
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TESTI SOTT'OLIO |
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Carmelo L Romeo . 1972 | ||